Trampwithyourdog
Me and Dj's travel blog
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Tramp with your dog: avere un cane non significa dover rinunciare a qualcosa
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3078 è solo un numero?
Ho girato l'Europa, soprattutto via terra, con bus, navi, treni e perfino in bici. Germania, Svezia, Danimarca. A un certo punto della mia vita ho deciso di mollare tutto e andare a vivere in Nuova Zelanda. Ci sono rimasto 13 mesi girandola palmo a palmo e prima di tornare a casa ho vissuto in Malesia, dove sono restato per altri due mesi. Ho vissuto a Barcellona per sei mesi. Sono stato nel Balcani dopo il conflitto e in diverse altre occasioni. Il mio ricordo di Sarajevo, ferita ma non uccisa, è ancora vivido in me seppur siano passati 25 anni. Sono andato in Mongolia, ma ci sono arrivato via terra, attraversando Russia e Siberia in un incredibile viaggio in treno durato 40 giorni.
Poi, nella mia vita è irrotto Django, il mio boxer di 38 kg di dolcezza, e abbiamo adottato Sole, una boxerina nata con una malformazione renale - lei sapeva di avere una vita non adeguatamente lunga, perciò ha dato tutto in 4 anni e mezzo. Era un tornado. Muoversi con uno o due cani, fisici oltreché vivaci, non è come farlo da solo. Andavamo sempre in montagna, cercando posti un po' isolati in maniera che fossero liberi di godersi una vacanza anche loro. A un certo punto, la meravigliosa montagna ha iniziato a starci stretta. Cercandole, non ho mai trovato le info - essenziali secondo me - da sapere prima di intraprendere un viaggio come quelli del passato, ma con loro: saranno tolleranti? Ci saranno pericoli o limitazioni? E alcune altre alle quali spero di dare risposta.
Mentre la "gestazione" proseguiva, siamo rimasti solo io e Dj, e abbiamo deciso di cominciare. Adesso, tre anni dopo, ora che anche il mio Django - 3078 giorni dopo essere entrato nella mia vita, senza mai stare lontani neanche un dì - non c'è più.. tramp with your dog.
Nato a Cremona 47 anni fa, ho iniziato a viaggiare fin da quando ho memoria. Da piccolo il mio gioco preferito era la tenda, che montavo con una coperta e un manico di scopa sul divano di mia nonna paterna. Portavo vettovaglie che mi sarebbero servite in quell'incredibile avventura. A volte mi figuravo di essere alla deriva su una barca nell'oceano, e mi gettavo sul pavimento per andare a pesca di pesci stando attento agli squali, dai quali fuggivo sempre all’ultimo istante. Creavo viaggi nel nostro straordinario pianeta.
Ho sempre avuto un grande interesse, per la geografia; più in generale, direi, per la natura, in particolare per i cani, verso i quali provo una totale empatia.
Il mio primo viaggio serio è stata una vacanza con mia zia Alida e suo cugino Giorgio; avevo 13 anni e in treno siamo andati a Parigi, dove abbiamo dormito in un campus universitario, in un sacco a pelo steso a terra. Quell'evento è stato un piccolo seme attentamente interrato: è cresciuto, si è trasformato e mi ha portato, letteralmente, a girare per tutto il mondo, con viaggi on the road, da backpackers. Ho rinunciato a tanto, pur di perseguire il mio scopo.
Il primo fu il coast to coast negli States. Partito a 21 anni con un milione scarso di lire in tasca, arrivato a New York e ripartito da San Francisco 7 settimane di incredibili, non pianificate, avventure dopo. Poi venne la volta dell'Australia, circumnavigata via terra per un totale di 14mila km, altre sette settimane di meraviglie. Sono andato in “missione” in Venezuela; avevo già visto Ciudad Juarez durante il coast to coast e avevo bisogno di vivere la pericolosità di Caracas, esuberanza e incoscienza della gioventù.